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Centrica intervista Dianne Dwyer Modestini

LA NOSTRA INTERVISTA A DIANNE DWYER MODESTINI

Nella villa di via Fortini (Firenze), vecchia residenza di Roberto Longhi, è in corso da ottobre 2020 l’attività di digitalizzazione dell’intero archivio documentale, tra appunti, album, corrispondenza privata, fotografie appartenuti al noto storico dell’Arte. L’obiettivo è ottimizzarne le modalità di fruizione, divulgazione e didattica.

In concomitanza con la nostra attività, abbiamo avuto il piacere di rivolgere qualche domanda a Dianne Dwyer Modestini, restauratrice di fama internazionale e amante dell’arte in tutte le sue forme, oggi parte del consiglio direttivo di Fondazione Longhi.

In cosa consiste il progetto?

Il progetto consiste nella digitalizzazione di alcune sezioni dell’archivio documentale dello storico dell’arte Roberto Longhi, conservato presso la Fondazione a lui dedicata a Firenze. Carte, taccuini di viaggio, corrispondenza e dispense dei suoi corsi universitari sono stati riordinati e descritti in maniera puntuale.

La scelta di digitalizzare per prime queste sezioni dell’archivio ha molteplici ragioni. I taccuini, ad esempio, rappresentano un’importante testimonianza dei viaggi che Longhi fece in Europa tra il 1920 e il 1922 insieme ad Alessandro Contini Bonacossi, grazie ai quali poté dedicarsi all’esercizio di quelle connoisseurship, uno dei tratti distintivi della sua attività di storico dell’arte. Dato che i taccuini sono per la maggior parte stenografati, la loro digitalizzazine supporterà anche il lavoro di trascrizione, rendendo questo materiale più facilmente consultabile.

Al contempo, la corrispondenza – la serie archivistica finora più studiata e consultata, nonché per sua natura riflesso della sfera privata dello studioso – è stata digitalizzata non solo per facilitare la consultazione, ma anche per evitare di alterare le attuali condizioni di conservazione, in caso di richieste di pubblicazione.

Infine, la digitalizzazione delle dispense dei corsi universitari, in gran parte inedite, è essenziale per non aggravare le già precarie condizioni di conservazione, che suggeriscono una consultazione non diretta. Queste carte testimoniano il lungo periodo di magistero longhiano, che si protrae dal 1913 – anno in cui Longhi iniziò a insegnare nei licei romani Tasso e Visconti – al 1966, in cui lo studioso fu costretto a lasciare la cattedra fiorentina a causa dei sopraggiunti limiti di età. 

Roberto Longhi
Roberto Longhi

Quale apporto può dare oggi il progetto?

L’attuale pandemia da Covid-19 ha messo gli studiosi di fronte ad una crescente difficoltà a reperire il materiale per la ricerca, per via della lunga chiusura al pubblico degli istituti culturali. Per questo, un progetto che contempla la digitalizzazione di una parte consistente dell’archivio documentale di uno storico dell’arte importante quanto Roberto Longhi risulta particolarmente utile per facilitarne la fruizione, anche in momenti in cui la consultazione diretta del materiale non è possibile.

Inoltre, la speranza è che digitalizzando – e valorizzando – materiale inedito, si risvegli l’interesse degli studiosi e avvicinI i non addetti ai lavori. A tal proposito, è in programma la realizzazione di un sito internet, attraverso cui sarà possibile conoscere le varie attività che hanno interessato Longhi. Queste saranno illustrate anche grazie alla presentazione di una selezione di carte longhiane, che saranno rese disponibili ad un pubblico più vasto ed eterogeneo.

Qual è il ruolo dell’istituzione culturale dei musei oggi e come sta cambiando, secondo lei, rispetto all’idea classica di museo?

Su questo punto, da sempre oggetto di dibattito, su cui spesso assistiamo a prese di posizione rigide seppur diametralmente opposte. Un interessante spunto di riflessione è stato proposto da Sylvain Bellenger (Direttore Museo e Real Bosco di Capodimonte, Napoli), Sergio Risaliti (Direttore artistico Museo Novecento, Firenze) e Giovanni Iovane (Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Brera, Milano):
 
La pandemia, con gli esiti prodotti sul piano sanitario, economico, culturale e psicologico globale, ha accelerato la crisi dei musei. Inoltre, ha messo in discussione le strutture da ogni punto di vista a partire dalla loro impalcatura economica. Al contempo, questa crisi, ha dato impulso a progetti di revisione e di progettazione delle sue funzioni e performance, della stessa identità e sostenibilità, di un nuovo e diverso posizionamento in ambito culturale e sociale […]. Oggi, ancora più di ieri e come tante altre istituzioni, anche i musei non possono isolarsi nel proprio mondo fatto di stabili e antiche certezze culturali, in una visione statica delle proprie funzioni […]. Noi pensiamo quindi a nuovi musei come campus dinamici o poli culturali, come centri propulsori di attività e funzioni complementari e necessarie partendo da conservazione e tutela, valorizzazione e aggiornamento, ma considerando anche la centralità della ricerca e sperimentazione, della didattica e formazione, della mediazione culturale e nuova produzione digitale […]. Qualcosa di assolutamente diverso e più dinamico dal tradizionale deposito di arte; la cui natura ingombrante e statica è superata da nuovi modelli epistemologici e nuove necessità culturali. Oltre che da nuovi flussi di desideri e gusti, da opportunità scientifiche e creative.
Roberto Longhi
Roberto Longhi
 

Secondo lei, qual è il ruolo nella società di un’istituzione culturale in questa situazione?

In sostanza il progetto inteso globalmente incarna e realizza quanto auspicato dai tre direttori citati: riordino archivistico, indicizzazione, scansione e repertorio delle immagini e dei materiali integrate in un dispositivo come un sito dinamico, che le renda disponibili e le comunichi al grande pubblico di studiosi e fruitori.

L’istituzione culturale diventa, grazie alle tecnologie più avanzate a disposizione della scienza archivistica, un museo vivente e dinamico. Scrigno prezioso di materiali inediti, custoditi in sicurezza e al tempo stesso facilmente disponibili alla consultazione.

Credits immagine in evidenza: NYU THE INSTITUTE OF FINE ARTS